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Solo due settimane fa, vi abbiamo parlato delle utili ristrutturazioni che il Comune di Atri, in Provincia di Teramo, è riuscito a realizzare grazie ai fondi Europei. Nell’intervista al Sindaco Piergiorgio Ferretti viene spiegato l’iter che è stato seguito e quelle che saranno le future destinazioni d’uso degli immobili, con i relativi benefici per la collettività.

Per ovvi motivi di spazio non abbiamo potuto però darvi conto delle informazioni e delle premesse molto importanti. Si tratta di aspetti utili sia per completezza di informazione, sia perché rappresentano una linea guida per altre amministrazioni che possono decidere di intraprendere lo stesso percorso.

I fondi per gli interventi sono stati stanziati grazie alla partecipazione al programma di Sviluppo Rurale 2014 – 2020 della Regione Abruzzo. La tipologia d’intervento in questione (7.4.1) è denominata: “Investimenti nella creazione, miglioramento ed espansione dei servizi di base locali per la popolazione rurale“. La partecipazione del Comune di Atri è avvenuta in partenariato con i Comuni di Crognaleto, Montefino ed Elice. Segno evidente di come, anche in questo caso, l’Unione faccia la forza.

Il passato può orientare il futuro

Questo era proprio l’intento di partecipazione dichiarato dal Comune di Atri in qualità di capofila del progetto. Alla base di quest’operato, come sottolineato dal Sindaco Ferretti, c’era infatti l’intenzione di intervenire con ristrutturazioni e riconversioni di immobili di proprietà degli enti coinvolti. Il progetto è stato finanziato per un importo di circa 1,6 milioni di euro.

Associare i Comuni in sede di presentazione è stato fondamentale. Questa unione era giustificata da un legame omogeneo sotto il profilo storico e culturale legato al mondo dei tratturi. Di conseguenza tra questi comuni esiste un collegamento anche di tipo economico e sociale. Si tratta di comunità che nel corso del tempo hanno visto affievolirsi e diminuire sensibilmente le popolazione residente e aumentare il tasso di disoccupazione interno.

La storia della Doganella d’Abruzzo, nasce da molto lontano, dall’epoca in cui i pastori abruzzesi. Sfiniti dal dover pagare il balzello imposto dagli Aragonesi per il passaggio delle loro greggi alla Dogana delle pecore di Foggia, decisero di ripiegare su un’altra forma di transumanza che alcuni riconoscono come “piccola transumanza d’Abruzzo”.

I tracciati della “piccola transumanza abruzzese”, presentavano problematiche che ponevano la necessità di una grande organizzazione. Un assetto utile a facilitare la sosta e il sostentamento di greggi e pastori e di una buona gestione vista la natura ostile dei luoghi attraversati. Come nel caso del piccolo tratturo che partendo da Rocca Roseto, nel comune di Crognaleto, dopo aver attraversato parte del territorio del versante teramano dei Monti della Laga, giungeva ad Atri e da qui all’Adriatico fino a Frisa in provincia di Chieti passando per i territori dei Comuni di Montefino ed Elice.

Che lezione possiamo trarne?

Al di là della storia, di cui siamo stati felici di fare breve cenno perché molto interessante, c’è una lezione che tutte le Amministrazione montane e rurali dovrebbero imparare. L’unione fa la forza. In questo caso i protagonisti hanno saputo guardare al passato, al loro contesto di sviluppo sociale ed economico per guardare al futuro. Hanno saputo cioè unire una visione intelligente della politica e della cultura del proprio luogo. In poche parole hanno fatto sì che il passato potesse orientare il futuro.

Si tratta di un punto importante da sottolineare perché fondamentale da seguire. Molto spesso mi è capitato, nel mio lavoro di giornalista, di imbattermi in comunità che guardavano sempre più ad elementi di divisione che a quelli di unione. Ho visto progetti molto interessanti, presentati da piccoli Comuni, venire rifiutati semplicemente perché considerati troppo piccoli.

Se quelle amministrazioni si fossero confrontate con i vicini di casa, avrebbero scoperto che anche i Comuni vicini sicuramente avevano qualcosa di storicamente rilevante da associare al loro progetto. Si sarebbe probabilmente solo dovuti parlare e forse avrebbero trovato due tessere confinanti dello stesso puzzle, dando maggior valore al proprio progetto, acquistando così più possibilità di successo, cioè di finanziamento.

Promemoria per le Amministrazioni locali

Questa storia ci insegna che a prescindere dall’ambito, è importante che le Amministrazioni locali facciano gruppo. Piccole comunità montane e rurali possono guardarsi attorno e decidere di intraprendere un percorso comune. In modo particolare è imprescindibile guardare alla storia del posto, al patrimonio culturale per individuare gli ambiti di intervento.

Quasi sempre infatti le Amministrazioni locali sono legate da una linea comune che un tempo legava la vita, le abitudini, gli stili di vita e i costumi del posto. Di conseguenza è molto importante l’unione e la collaborazione. Questa giusta attitudine dovrebbe essere presente in tutte le fasi. E’ importante che le Amministrazioni creino un team fatto con componenti di tutti i Comuni. In modo che possano così lavorare spalla a spalla per il raggiungimento dell’obiettivo, nell’interesse della comunità. In poche parole è fondamentale ricordare che “nessuno si salva da solo“.

di Davide Bagnoli

Di Davide Bagnoli

Giornalista iscritto all'Albo dell'Emilia Romagna, collabora con varie testate ed è autore di due libri

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