Maggio si rivela essere decisivo per la Politica Agricola Comune (PAC), con un accordo finale che potrebbe essere raggiunto entro giugno. Molte però sono anche le questioni in ballo e per questo si resta in attesa di scoprire come si evolverà la situazione.
PAC, ancora tante le questioni in ballo
Si punta a raggiungere entro giugno un accordo sulla PAC, ma sono ancora molti i nodi da sciogliere. La Politica Agricola Comune, ricordiamo, vale ben 48 miliardi, ovvero un terzo del bilancio UE. Maggio potrebbe rivelarsi un mese importantissimo, ma tante sono ancore le problematiche inerenti il fulcro della riforma, ovvero la cosiddetta Architettura Verde.
A tal proposito sembra essere vicino un compromesso per quanto riguarda le risorse da rivolgere agli eco-schemi. Dall’altro canto, invece, sembra ci siano ancora dei disaccordi per quanto concerne l’ipotesi di un tetto massimo all’importo di cui possono beneficiare le aziende più grandi. Ancora sul tavolo, inoltre, i vari aspetti riguardanti il settore dell’allevamento e la biodiversità.
Piano strategico nazionale: il ruolo dell’Italia
In attesa di scoprire se verrà o meno preso un accordo entro la fine del mese, volgiamo un occhio di riguardo al ruolo dell’Italia. Il nostro Paese, infatti, dovrà presentare a Bruxelles, entro dicembre 2021, il Piano strategico nazionale (Psn). Quest’ultimo servirà a delineare gli interventi della nuova riforma.
A tal proposito Rossella Muroni, deputata di FacciamoEco-componente Verdi e vicepresidente della Commissione Ambiente alla Camera, così come riportato da Il Fatto Quotidiano, ha affermato: “l’Italia ha giocato un ruolo di conservazione dello status quo con l’ex ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, che si è mostrata soddisfatta dal testo approvato a ottobre 2020 dal Parlamento Ue“. Parlamento e Consiglio, ricordiamo, hanno trovato un accordo su 22 indicatori di risultato sui quali si baserà la verifica biennale sullo stato di avanzamento dell’attuazione del Psn. In seguito il Consiglio dovrebbe accogliere le richieste del Parlamento per garantire una maggior trasparenza per quanto concerne i beneficiari dei sussidi PAC.
Pac, dagli eco-schemi agli allevamenti intensivi
Gli eco-schemi, ricordiamo, dovranno essere obbligatoriamente attivati dagli Stati membri, con il periodo di transizione di due anni che servirà ad evitare di perdere fondi mentre ci si avvia all’utilizzo di questi nuovi strumenti. Dall’altro canto l’adozione delle pratiche ambientali sarà facoltativa per gli agricoltori, premiando con dei pagamenti extra coloro che andranno oltre a quanto richiesto dai Criteri di gestione obbligatoria (CGO) e dalle Buone condizioni agronomiche e ambientali (BCAA). A tal proposito, secondo il Parlamento, gli eco-schemi dovrebbero rappresentare il 30% del primo pilastro, mentre per il Consiglio il 20%.
Sembra, inoltre, che si intenda includere anche delle misure per garantire il benessere animale. Al centro dell’attenzione sovvenzioni e un possibile tetto massimo per quanto riguarda la densità di capi per ettaro. Al momento, comunque, tutto risulta invariato e non resta che attendere eventuali comunicazioni in merito.