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Il meccanismo europeo di cambio è conosciuto anche con la sigla “ERM II” ed è stato stabilito dall’Ue già a partire dal 1° gennaio 1999. Si tratta infatti di un sistema utile per evitare fluttuazioni del tasso di cambio delle valute e precisamente l’obiettivo principale è quello di cercare di far diminuire il livello di variabilità del tasso di cambio.

Un altro scopo però è anche quello di raggiungere una certa stabilità monetaria in tutto il territorio dell’Unione europea, stesso fine dell’introduzione della moneta unica: l’euro.

Non tutti gli Stati Ue hanno aderito all’ERM II, tanto che nel 2020 si sono aggiunte altre tre valute: la kuna croata, la corona danese e il lev bulgaro.

Il meccanismo europeo di cambio o ERM II: che cos’è e a che cosa serve

Il meccanismo europeo di cambio o ERM II, attivo già dal 1° gennaio 1999, mira a sostituire il precedente programma ERM I, che era attivo prima dell’entrata in vigore della moneta unica: l’euro.

Si tratta di un sistema che l’Unione europea ha adottato per cercare di ridurre le problematiche derivanti dalla variabilità del tasso di cambio delle valute e per arrivare ad una certa stabilità monetaria, che potesse essere valida per tutto il territorio Ue.

In realtà però non tutti gli Stati membri hanno aderito fin dal 1999, anche se nel corso degli anni sempre più nazioni hanno deciso di entrare a farvi parte. Tra queste, si segnalano le entrate del 2020: si parla della valuta della Danimarca, ovvero la corona, ma anche la kuna della Croazia e il lev della Bulgaria.

Prima dell’arrivo dell’euro il sistema dei tassi di cambio si basava su una certa unità di conto europea. Questo significa che il valore di questi tassi si calcolava tenendo in considerazione una media ponderata delle valute che partecipavano all’unità di conto.

Il meccanismo invece è cambiato del tutto con ERM II, che viene anche indicato con la denominazione “sistema semi-ancorato”. Quest’ultimo permette la presenza di tassi di cambio, che però avvengono solo all’interno di alcuni limiti prestabiliti, che non devono superare il margine del 2,25%.

Le altre caratteristiche dell’ERM II

Tra le altre caratteristiche dell’ERM II vi è quella del suo acronimo, che segue l’espressione inglese “European Exchange Rate Mechanism”, ma non solo.

Ci sarebbero infatti altri obiettivi appartenenti al meccanismo in questione. Tra questi, il fatto di favorire la realizzazione dei flussi commerciali. Questi ultimi infatti potrebbero essere ostacolati da un continuo cambiamento del tasso di cambio delle valute e di conseguenza potrebbero subire perdite o rallentamenti, o peggio ciò potrebbe anche scatenare controversie.

Al fine di evitare disallineamenti, ERM II cerca di bloccare questa variabilità, controllando in particolare quella tra l’euro e le altre valute dell’Ue.

La partecipazione a tale programma inoltre è del tutto facoltativa, ma tutte quelle nazioni che decidono di entrare a farne parte, ricevono delle indicazioni e degli aiuti da parte del meccanismo, al fine di allinearsi in fretta con gli altri Paesi e di raggiungere il loro stesso livello di stabilità.

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