I cambiamenti climatici stanno trasformando il nostro pianeta. Gli ultimi due decenni sono stati caratterizzati da 18 degli anni più caldi mai registrati. Se tutto questo non bastasse, si assiste ad un numero sempre maggiore di eventi meteorologici, quali inondazioni e ondate di calore, sia in Europa che nel resto del mondo. Proprio per questo motivo l’UE ha deciso di rendersi parte attiva nel contrastare questa situazione, con i capi di Stato che intendo ridurre di almeno il 55% le emissioni di gas serra entro il 2030, rispetto ai valori del 1990.
UE in prima fila nella lotta ai cambiamenti climatici
Gli scienziati fanno sapere che in mancanza di interventi urgenti il riscaldamento globale rischia di superare di oltre 2° i livelli preindustriali entro il 2060. L’UE, quindi, intende svolgere un ruolo guida nella lotta mondiale ai cambiamenti climatici, con i capi di Stato dell’UE che puntano a fare dell’Europa un continente a impatto climatico zero entro il 2050, in linea con l’accordo di Parigi. Nei prossimi decenni, quindi, i paesi dell’Unione Europea lavoreranno insieme per ridurre al minimo le emissioni di gas serra e compensare le emissioni rimanenti tramite soluzioni ad hoc.
A tal fine lo scorso 17 settembre la Commissione europea ha presentato un piano per ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell’UE almeno del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, ha quindi dichiarato: “Stiamo facendo tutto quanto in nostro potere per mantenere la promessa fatta agli europei: rendere l’Europa il primo continente al mondo a impatto climatico zero entro il 2050. Oggi siamo a una tappa fondamentale di questo percorso. Con il nuovo obiettivo di ridurre almeno del 55% le emissioni di gas a effetto serra dell’UE entro il 2030, apriremo la strada verso un pianeta più pulito e una ripresa verde. L’Europa uscirà ancora più forte dalla pandemia di coronavirus investendo in un’economia circolare efficiente sotto il profilo delle risorse, promuovendo l’innovazione nelle tecnologie pulite e creando posti di lavoro verdi“.
I leader europei pronti a prendere una decisione a dicembre?
Se tutti i capi di Stato dell’UE sono d’accordo sulla necessità di collaborare nella lotta ai cambiamenti climatici, dall’altro canto non sono riusciti ancora a trovare un accordo sul come fare. Alcuni Paesi, infatti, temono i costi della riconversione e pertanto ai ventisette Stati membri serve più tempo per trovare un accordo sul nuovo obiettivo climatico intermedio al 2030. Ogni decisione è rimandata al Consiglio europeo che avrà luogo il 10-11 dicembre.
In particolare è possibile distinguere al momento due gruppi. Da un lato i cosiddetti “ambiziosi” che spingono per la conversione verde. Si tratta di Germania, Francia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Svezia, Irlanda, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo. C’è anche l’Italia, anche se non particolarmente convinta dei toni usati, in quanto si teme uno scontro con i cosiddetti “amici del carbone’.
Dall’altro canto i Paesi dell’est, ovvero Romania e Polonia che finirebbero per perdere molto in seguito alla conversione verde. Per questo motivo molto probabilmente non tutti gli Stati contribuirebbero allo stesso modo a ridurre le emissioni nel continente, con i Paesi più avanti nella decarbonizzazione che finirebbero per “trascinare” anche quelli più lenti. Questo, comunque, potrebbe contribuire a trovare più facilmente un accordo con gli Stati meno propensi, al momento, ad alzare il proprio target.
In tal senso il primo ministro della Repubblica Ceca, Andrej Babis, ha affermato che potrebbe appoggiare l’ipotesi di un taglio delle emissioni del 55% a livello dell’UE entro il 2030, ma non a livello nazionale. “Ogni paese ha un diverso mix energetico e dobbiamo prenderlo in considerazione. Quindi, se siamo d’accordo su una media del 55% nell’UE, la Repubblica Ceca non ha alcun problema“. A questo punto, quindi, non resta che attendere i prossimi vertici per vedere quali saranno le decisioni in merito da parte dei leader europei.